A che serve la Banca d’Italia? Una volta sovrintendeva sulla moneta. Poi arrivò l’euro e questo compito è finito. Le restava la vigilanza sulle banche, ma anche qui le funzioni sono passate a Francoforte e alle autorità europee. Dunque a che ci serve questo mammut dove il capobastone si chiama ancora governatore, come se fossimo tornati a un altro secolo? La funzione nota è quella di un costosissimo centro studi, che una volta l’anno si esibisce in una messa cantata zeppa di ovvietà. La funzione inconfessabile, invece, è quella dello stipendificio. Un pozzo di spesa dove il primo a incassare è lo stesso governatore, che in nome dell’autonomia dell’istituto si è guardato bene dal tagliarsi lo stipendio da quasi mezzo milione l’anno ai 280mila euro fissati dalla legge come tetto massimo per i dirigenti della pubblica amministrazione. Al richiamo di Palazzo Koch però i nostri industriali e banchieri non mancano mai. E non che abbiano tempo da perdere, ma farsi vedere, stringere mani e ostentare serenità (ma di che?) fa parte di quel copione del capitalismo relazionale a cui una certa classe dirigente di questo Paese non sa rinunciare.
Ci fregano anche sulle dosi di vaccino
Tanto per cambiare, chi ci ha creato il problema ci venderà la soluzione. E così, invece di farci risarcire di un danno, pagheremo pure. E