L'Editoriale

C’è di peggio del falso in bilancio

Una volta la buona regola per chi faceva i conti, anche di una piccola attività economica, era di attenersi scrupolosamente ai principi di prudenza. Le uscite sono certe e le entrate solamente possibili. Prudenza da moltiplicare se si tratta di predisporre le stime niente meno che sul bilancio dello Stato. Le previsioni a dir poco ottimistiche fornite dal nostro Governo sembrano invece una scommessa, anche se il ministro Padoan respinge questa accusa. E poco importa che in passato non ci abbia mai preso. D’altronde lo scopo di questa ennesima bugia è nobile: recuperare tutta la spesa e la flessibilità possibile, convincendo l’Europa di stare un po’ di più dentro la camicia di forza dei parametri comunitari. Invece di dire a Bruxelles che le regole Ue sono una follia, proviamo insomma a fregare ancora una volta la Commissione. La solita italica furbizia che ormai non incanta più nessuno. Così andiamo incontro al solito calvario di rettifiche al ribasso, con relative tirate di orecchie e perdita di quel poco di credibilità che ci resta sui mercati. Tecnicamente non avremo un falso in bilancio ma i conti pubblici fatti così sono anche peggio.