Se c’è ancora una speranza di salvare almeno l’idea di una Unione europea, questo è il momento di agire. Fragile, divisa, senza politiche comuni su nulla, l’Ue è un gigante dai piedi d’argilla. E la moneta affidata a una Banca centrale che rispecchia il caos tra i diversi Stati non è più un ombrello sufficiente a proteggerci dalla tempesta scatenata sui mercati finanziari. Anche grazie a norme suicida come il bail-in, le banche zeppe di crediti non esigibili sono un bersaglio facile. Certo, se dietro ai grandi gruppi, tanto italiani quanto francesi o britannici, ci fossero istituzioni solide e armate di ben altro che il bazooka affidato a Mario Draghi, scommettere contro l’Europa sarebbe suicida. Ma queste istituzioni solide non ci sono e allora ecco l’attacco. Il rialzo degli spread, proprio mentre la Bce immette montagne di liquidità, è la prova che Draghi sa di che parla quando fa riferimento a una grande cospirazione internazionale contro il vecchio continente. Si può reagire a tutto questo? Sì, se l’Europa ammettesse il problema e si attrezzasse per affrontarlo. Ma questo non succede. Evidentemente perché anche nell’Unione c’è chi fa il tifo per lo sfascio.
L'Editoriale