Un passo avanti e due indietro. Se l’Italia sta messa come sta ci sarà qualche motivo, e il primo tra tutti è che siamo allergici alle riforme, soprattutto se toccano politici e colletti bianchi. A ricordarcelo, semmai ci illudessimo di voltare pagina, è stata ieri la Corte costituzionale, bocciando un principio di assoluto buonsenso: chi è stato condannato per reati di corruzione sconta la pena in carcere e non comodamente a casa propria, nel benessere prodotto dallo stesso reato, oppure facendo finta di dedicarsi ai servizi sociali.
Un obbligo previsto dalla legge Spazzacorrotti per tutti i crimini accertati dopo il varo della norma, ma che i giudici hanno cominciato ad applicare subito dopo la riforma anche per i colpevoli di fatti precedenti. Questa retroattività secondo la Consulta non è legittima, e quindi oggi il Pil francese crescerà per tutto lo Champagne che sarà versato alla faccia di quei fessi dei 5 Stelle e del loro ministro Alfonso Bonafede, colpevoli di aver preteso argini più stretti contro il malaffare e le ruberie nella pubblica amministrazione.
A festeggiare c’è anche chi rivuole la prescrizione, altro provvedimento salva delinquenti (chi è innocente quasi sempre chiede che il proprio processo non si fermi, per ottenere una sentenza di assoluzione). Quello che approva il Parlamento, organo di rappresentanza della volontà popolare, poi si trova sempre un luogo dove smontarlo, sia questo la Corte costituzionale o un’oscura commissione che ripristina i vitalizi. Si dirà: è il Diritto bellezza! Ma nelle scappatoie per i soliti noti dov’è questa bellezza?