L'Editoriale

Chi copre i signori dei caselli

Sono dispiaciutissimo, ma devo riconoscere la sconfitta. L’altra sera nella trasmissione tv di Nicola Porro ho provato a far dire al governatore Giovanni Toti se sta dalla parte degli automobilisti liguri o dei Benetton, e lui nonostante non sia esattamente filiforme mi è sfuggito come un’anguilla. Certo il contesto del programma non aiutava, e decenni di carenti manutenzioni del concessionario sono state fatte passare per omissioni del Governo giallorosso, come se Conte stesse a Palazzo Chigi dai tempi della Prima Repubblica, quando una politica compiacente ci rifilò una delle più grosse fregature di sempre: le autostrade costruite dagli italiani fatte pagare di nuovo dagli stessi fessi, con l’aggiunta dei faraonici pedaggi ai caselli, mentre a far cassa era una ristretta cerchia di privilegiati capitanata dalla famiglia di Ponzano veneto.

Purtroppo, dal crollo del ponte Morandi solo i 5 Stelle stanno tentando tenacemente di revocare una concessione che in un Paese normale sarebbe stata cancellata all’istante. Tutti gli altri esponenti politici ed amministrativi fanno invece i pesci in barile, favorendo la società Autostrade che continua ad opporre ogni genere di ostacolo legale. Così si deve attendere, e il tempo passa nel silenzio di chi dovrebbe far casino più di tutti per mettere fine a una tale mangiatoia, a cominciare dal presidente della Regione dove due anni fa abbiamo pianto 43 morti. In questo silenzio, nella stessa società Autostrade devono aver pensato che è da matti fornire all’Autorità Anticorruzione tutta la documentazione richiesta per capire quanto è stato speso, e come, nelle manutenzioni di ponti e gallerie.

Proprio mentre la Liguria è paralizzata per i controlli pretesi dallo Stato a seguito di altri incidenti (a dicembre scorso per poco non ci fu un’altra tragedia per la volta di un tunnel dell’A26 precipitata sulla carreggiata), l’Anac denuncia la mancanza di collaborazione del concessionario nel fornire i dati, da cui si evince che non si è speso un tubo per fare i lavori necessari, mentre si davano agli azionisti miliardi in dividendi. Una denuncia che Autostrade smentisce, ma con la credibilità che le resta può sperare che giusto Toti le creda.