Ci mancavano solo i furbetti del terremoto. Campioni mondiali come siamo nel taroccare il cartellino dell’ufficio, andare in vacanza mentre si è in malattia e comunque sfangare la fatica, aspettavamo una nuova occasione per aumentare il medagliere. E certo solo dei fenomeni come noi questa occasione potevamo trovarla persino in un terremoto. Le tre scosse che ieri mattina hanno allarmato l’Italia centrale sono state l’alibi perfetto per darsela a gambe da uffici e posti di lavoro. Via, tutti a casa che semmai casca il tetto quello della propria abitazione fa meno male. Così per molti ne è uscito un giorno di vacanza.
Un costo in più per l’emergenza che nel nostro Paese presenta già un conto salato. L’ottusità di non voler prevedere per legge un’assicurazione contro le calamità sugli immobili, come si fa per le vetture di gran lunga meno costose delle case, carica sullo Stato esborsi spaventosi. Se a questo aggiungiamo la burocrazia, che sottopone le popolazioni colpite dagli eventi a prove umilianti, ecco che diventiamo un Paese da terzo mondo. Dove i terremoti sono buoni per non lavorare, ma il vero disastro è lo Stato.