L'Editoriale

Come volevasi dimostrare Salvini ha raccontato l’ennesima bugia

Come volevasi dimostrare, nelle carte consegnate da Matteo Salvini sulla vicenda Gregoretti non c’è traccia di un coinvolgimento diretto del premier Giuseppe Conte o dell’allora vicepremier Luigi Di Maio nel sequestro dei naufraghi sulla nave italiana; e come volevasi dimostrare il leader leghista non fa una piega su questa ennesima bugia, di cui peraltro non c’è da attendersi alcun dazio elettorale. In questa fase storica c’è un tale rigetto popolare verso la Sinistra e un’ostilità dei poteri forti verso i Cinque Stelle – tra l’altro enormemente amplificata dai media – da far preferire senz’altro Barabba o financo Belzebù pur di cambiare manico al Governo del Paese.

Un ipotetico approdo dell’attuale Centrodestra a Palazzo Chigi, se sarà e quando sarà, premierebbe però un livello di plateale presa in giro degli italiani mai raggiunto prima. Se è lapalissiano che nel luglio scorso gli uffici del Viminale e della Presidenza del Consiglio si scambiassero comunicazioni su un’emergenza come quella di 131 persone lasciate per giorni nei pressi del porto di Augusta, non c’è un solo assenso, un whatsapp, un fonogramma o persino un segnale di fumo in cui Conte o chi per lui dica a Salvini di fare come gli pare per gonfiare la sua campagna elettorale, mentre ci si rifà a una grottesca presunzione di condivisione delle scelte unilaterali del ministro dell’Interno.

Si mischia così il grano e la zizzania, la decisione collegiale sulla nave Diciotti con quella individuale sulla Gregoretti, il periodo in cui l’Europa non condivideva gli arrivi dei migranti con quello in cui era stata avviata una suddivisione, ed ecco che esce fuori un alibi talmente fragile da non promettere davvero niente di buono per un potenziale imputato di sequestro di persona. Salvini non c’è dubbio che girerà la frittata facendo la vittima e il salvatore della Patria, ma il contenimento degli sbarchi anche dopo la sua uscita dal Viminale, e al contrario l’aumento dei rimpatri da quando non è più ministro, dimostrano che si può fare di più smettendola di cavalcare le paure per un pugno di voti, e lavorando in ufficio e non dal Papeete o trasgredendo la legge e pure il limite tra le balle della propaganda e la forza della verità, soprattutto quand’è talmente incontrovertibile.