L'Editoriale

Dai Benetton l’ultima presa in giro

Ci hanno messo due anni, ma alla fine i Benetton hanno gettato la maschera. La vecchia politica gli ha dato le autostrade e guai a chi gliele tocca. Certo, c’è quel piccolo dettaglio del ponte Morandi di Genova crollato con 43 morti, ma prima dell’arrivo dei Cinque Stellle al Governo 40 persone avevano perso la vita su un viadotto ad Avellino e con poche eccezioni – come questo giornale – nessuno si era impuntato davvero sulla revoca della concessione, finché la faccenda del bus precipitato in Campania era stata dimenticata, al pari di altri incidenti anche mortali provocati o favoriti dalla carenza di manutenzioni.

Stavolta dunque si è andati avanti sul serio. Il ponte di Genova è stato fatto ricostruire a un’impresa diversa da quella dei Benetton e si è avviato in modo rigoroso e legale l’iter per restituire allo Stato la gestione delle autostrade. Un percorso lungo e accidentato perché la società controllata da Ponzano Veneto si è inventata tutti gli ostacoli possibili, compresa l’ipotesi che il ponte di Genova sia caduto per un difetto di fabbricazione o magari per un capriccio degli alieni. Fino all’ultima beffa. Ormai messi alle strette, i manager di Autostrade hanno fatto finta di accettare la cessione a una nuova compagnia con dentro la Cassa Deposito e Prestiti, che avrebbe pagato a prezzi di mercato le azioni, ma poi hanno trovato l’ennesima scusa per tenersi la gallina dalle uova d’oro, da cui hanno tirato fuori solo di dividendi 6 miliardi negli ultimi dieci anni.

Il pretesto del momento è la manleva sui risarcimenti per il ponte Morandi, che i Benetton pretenderebbero incredibilmente di scaricare su chi subentra, bloccando di fatto la cessione. Va preso atto, dunque, che non c’è nessuna volontà di lasciare la presa, e se anche il Governo o la Cassa Depositi dovessero arrendersi su questo impasse, il concessionario troverà altri cavilli e tirerà a campare fin quando a Palazzo Chigi magari non arriverà chi li accontenta, come è sempre stato in passato. Perciò non resta altro da fare che la revoca del contratto, con la lunga causa che ne deriverà, avendo però la prova che la guerra in tribunale l’hanno cercata loro, e se in un processo di queste dimensioni lo Stato può perdere miliardi, lo stesso può capitare ai Benetton. E questo vediamo come lo spiegano ai loro azionisti.