C’era una volta il sogno di un’Europa unita. Era più di un sogno, perchè i cittadini europei amano gli scambi culturali, viaggiare e integrarsi. Perciò l’Unione aveva acceso mille entusiasmi. Si partiva con la sola moneta, è vero, ma poi si sarebbe dovuto guardare all’Unione politica, a quella amministrativa e a quella militare. Il tutto cementato da una solidarietà che avrebbe fatto a tutti da ombrello. Questa fase due però non è mai partita, né è stata all’ordine del giorno, quasi che un retropensiero frenasse anche i più sfegatati europeisti. Retropensiero che ieri, con il fallimento sostanziale della Grecia, ha certificato la fine di quella speranza. Il sogno Europa è diventato l’incubo Merkel. Se però adesso è chiaro che l’Unione è incapace di fare nuovi passi avanti, è altrettanto chiaro che può farne solo indietro. Quanto vale la pena, allora, di restare al gioco dei poteri forti tedeschi, degli euroburocrati e di istituzioni inconcludenti come la Commissione Ue? L’ombrello della solidarietà non esiste, come abbiamo visto anche in Italia quando lo spread era alle stelle e si disse no agli Eurobond. La prossima crisi è nostra, smettiamo di far finta di niente.
L'Editoriale