Ieri tra le mille carte che arrivano al giornale mi sono ricordato della richiesta (subito cestinata) di far sparire dalla nostra edizione online la vicenda giudiziaria dell’avv. Piero Amara, in base a un preteso diritto all’oblio. Di Amara, invece, si ricordano bene le veline inviate ad altre testate, tra cui Domani, che ieri ha pubblicato le sue dichiarazioni sugli “affari segreti” dell’ex premier Giuseppe Conte (leggi l’articolo), attribuendo chissà quale mistero a quelli che erano legittimi incarichi professionali precedenti ad ogni incarico politico.
Incarico – va ricordato – del tutto imprevedibile prima che i Cinque Stelle vincessero a sorpresa le elezioni del 2018 e scegliessero per Palazzo Chigi un avvocato fino ad allora estraneo alle grandi partite di potere. Ora non mi sogno nemmeno che altri giornali ripongano nella pattumiera – come facciamo noi de La Notizia – le più inconfondibili polpette avvelenate, ma la reazione giustamente furibonda dell’ex Presidente del Consiglio ci ha fatto conoscere un fatto che neppure noi sapevamo.
Mentre Conte aveva il suo bel da fare tra i deliri delle maggioranze prima gialloverde e poi giallorossa, l’ex editore di Repubblica e adesso di Domani, Carlo De Benedetti, provava in più occasioni ad incontrare privatamente il Capo del Governo. Una circostanza che non potevamo nemmeno immaginare visti i giudizi durissimi di De Benedetti proprio su Conte e i Cinque Stelle. Poi però è tornato in mente il colloquio in cui Renzi, a Palazzo Chigi, anticipava all’Ingegnere la futura legge sulle banche popolari, permettendogli di ottenere in pochi giorni un favoloso guadagno in Borsa.
Quelle informazioni, dal sapore di insider trading, sono state oggetto di accertamenti giudiziari finiti pressoché in nulla. In ogni caso, Conte rifiutò qualunque appuntamento, rimarcando così la sua intenzione di restar fuori dalle logiche con cui un’eterna razza padrona ha fatto carne di porco del Paese, garantendosi in vecchiaia di poter buttare i soldi in buche delle lettere spacciate per giornali, mentre milioni di italiani non sanno più come arrangiarsi per unire il pranzo con la cena