Giochi di potere sulla pelle dei cittadini. Prima la guerra al Green Pass di Salvini, Meloni e imbonitori vari in cerca di visibilità, disposti a rallentare l’uscita dalla pandemia pur di accaparrarsi i voti di quel 20% di italiani spaventati dai vaccini. Ora lo scontro tutto dentro la Lega tra il segretario e il suo numero due, Giancarlo Giorgetti, che ieri ha riconosciuto l’utilità del certificato verde e di conseguenza la strumentalità di una battaglia che ha diviso il Paese e frenato la campagna vaccinale.
Ci fosse in giro un po’ di decenza, Salvini non potrebbe che trarne le conseguenze: sconfessare il suo ministro oppure dimettersi. La terza via, quella di contarsi in un congresso, è infatti scivolosa. I governatori, gli amministratori, i medici e tante persone di buonsenso che stanno nel Carroccio non possono più negare l’irresponsabilità di un leader che agita le piazze mentre muoiono ancora decine di persone. Dunque, se si arrivasse alla conta nel partito nulla è scontato. Di tutte queste belle cose, però, agli italiani interessa niente.
Quello che ci si aspetta dalla politica è risolvere i problemi, e serietà nell’affrontarli, non slogan imbroglioni o la caccia alle poltrone. Perciò le battaglie interne alla Lega o la pretestuosa resistenza al Green Pass sono indecorosi quanto le accuse alla Lamorgese per tenere vivo il terrore degli immigrati (leggi l’articolo), storicamente argomento acchiappa consensi delle destre, o fantasticare di irrealizzabili blocchi navali come fa la Meloni, a meno che non si pensi davvero di comprare migliaia di corazzate (le coste italiane sono lunghe) e poi sparare sui barchini.