L'Editoriale

Donna, madre e (demo)cristiana

Donna, madre e (demo)cristiana

Se non fosse per il palcoscenico – il Parlamento europeo – la mozione di censura contro la presidente della Commissione Ue, Ursula bomb der Leyen, sarebbe il copione tipico di una commedia all’italiana. Anche se, a ben vedere, sarebbe più corretto definirla farsa.

Ricapitoliamo. La mozione è stata vergata dall’eurodeputato, Gheorghe Piperea, dell’estrema destra romena, che a Strasburgo è iscritto al gruppo dell’Ecr, cui aderisce anche Fratelli d’Italia, che però non ha firmato il testo. E che quindi non lo voterà. Un assist alla Bomb der Leyen, finita nel mirino per due ragioni: il Pfizer-gate (la vicenda dei messaggi scambiati con il Ceo della multinazionale Pfizer in tema di vaccini durante l’emergenza Covid che l’integerrima tedesca si è affrettata a cancellare), per il quale a maggio scorso i giudici Ue hanno stabilito che la Commissione avrebbe dovuto conservarli, renderli pubblici o chiarire perché non lo avesse fatto; e il via libera al piano di riarmo da 800 miliardi con procedura d’urgenza e quindi senza il voto del Parlamento Ue.

Più o meno tre mesi fa il co-presidente del gruppo di Fratelli d’Italia a Strasburgo, Nicola Procaccini, rispondendo in diretta televisiva alla deputata M5S Vittoria Baldino, le diede dell’“ignorante”, perché “non si può sfiduciare una Commissione europea”. Ora che, però, la mozione di censura è stata calendarizzata (si voterà domani), Procaccini ha cambiato toni, annunciando il voto contrario di FdI “per difendere il lavoro dell’ex copresidente dell’Ecr e attuale vicepresidente della Commissione europea, l’italiano Raffaele Fitto”.

Una situazione paradossale. Da una parte i sovranisti europei dell’Ecr chiedono di censurare Bomb der Leyen. Dall’altra il gruppo S&D, riferimento tra gli altri del premier spagnolo Sanchez del Pd di Elly Schlein, che hanno sostenuto il bis di Ursula, meditano l’astensione (decideranno oggi la posizione ufficiale). In mezzo Fratelli d’Italia, formalmente fuori dalla maggioranza Ue, che per difendere la poltrona di Fitto corre in soccorso di Bomb der Leyen e del Ppe con una sterzata al centro. Chissà, magari costringendo Meloni a riformulare un fortunato slogan da campagna elettorale: donna, madre e (demo)cristiana.