Abituati come siamo a sentire frottole dalla premier, ieri non ci ha sorpreso la sua prima dichiarazione dopo settimane di silenzio sulle incresciose situazioni dei fedelissimi Delmastro, Santanchè e La Russa. “Il governo non sta facendo alcuna guerra alla magistratura”, ha esordito la Meloni, e poi per confermare che dice il falso è partita con una raffica di missili.
Su Delmastro il gip si è sostituito alla Procura, sulla Santanchè il caso non sono i suoi intrallazzi nelle aziende ma l’avviso di garanzia sfuggito agli avvocati, sempre che sia vera pure questa ricostruzione fatta dal ministro. Da ex missina diventata ormai perfettamente democristiana, è però su La Russa che ha assestato il colpo migliore, capendo – da madre – le sofferenze del Presidente del Senato, e allo stesso tempo solidarizzando con la ragazza che accusa di stupro il figlio della seconda carica dello Stato.
Insomma, un colpo alla botte e uno al cerchio, come sempre, com’è stato sul blocco navale, sui pagamenti col pos, sulle accise e tutte le altre storie che racconta da anni e poi si rimangia senza neppure arrossire in viso. Uno sdoppiamento di personalità che diventa grottesco quando la Presidente del Consiglio che non fa alcuna guerra alla magistratura conferma un lancio di agenzia attribuito a fonti di Palazzo Chigi, cioè a sé stessa, che invece fa fuoco e fiamme contro le toghe. Altro che dottor Jekill e mister Hyde! Anche se qui è ancora più pazzesco che milioni di elettori continuino a darle credito, pure soddisfatti di essere regolarmente presi in giro.