L'Editoriale

Draghi e il disastro di Siena

La banca Monte dei Paschi di Siena farà lunedì un aumento di capitale da 2,5 miliardi, di cui 1,6 li metterà lo Stato.

Mentre siamo distratti dalle paroline dolci che Berlusconi si appunta sulla Meloni, giusto per capire l’aria che tira nelle destre, come sempre c’è chi approfitta dell’attenzione rivolta altrove per compiere l’ennesimo misfatto.

Come sanno tutti quelli che guardano la tv e i giornali, il 99,9% dei commentatori ci racconta che Mario Draghi è stato il miglior premier di sempre, e giù chi a leccare le mani, chi a baciare la pantofola.

Ma il governo dell’ex banchiere della Goldman Sachs, Draghi appunto, nel febbraio scorso cacciò dalla guida del Monte dei Paschi di Siena l’amministratore delegato messo da Conte per risanare l’Istituto, che peraltro aveva conseguito ottimi risultati.

Al suo posto fu messo l’attuale Ad, Lovaglio, che ieri – relegato nelle pagine interne dei giornali – ha praticamente azzerato il valore della banca. Per capirci, Mps farà lunedì un aumento di capitale da 2,5 miliardi, di cui 1,6 li metterà lo Stato – svelando di averceli i soldi che non scuce per abbassare le bollette degli italiani – ma giovedì scorso il titolo ha perso il 33% e ieri un altro 46.

La più antica banca del mondo, insomma, adesso vale meno di cento milioni, cioè meno di uno dei tanti palazzi che possiede. Un capolavoro finanziario assoluto, portato a termine giusto in tempo prima dell’insediamento del nuovo governo, che ha bruciato tutti i miliardi già messi negli anni passati dal Tesoro, e questo senza che quasi se ne parli. Nemmeno Monicelli, dirigendo i soliti ignoti, avrebbe saputo immaginare un furto con tanta destrezza.