E per fortuna che la Meloni è una leader autorevole e ascoltata in Europa, come continuano a scrivere a sprezzo del ridicolo buona parte dei giornali nazionali e quasi tutte le tv, compresi i canali Rai, che pensavamo di sovvenzionare col canone per fare informazione e invece mai come oggi sono ridotti a megafono del governo.
Sui migranti, Bruxelles insieme a tutte le altre cancellerie non sta muovendo un dito, mentre in Italia gli sbarchi sono ai massimi di sempre. Giorgia non pervenuta anche sul Pnrr, cioè i 209 miliardi ottenuti da Conte a condizione di rispettare alcuni precisi impegni. La terza rata da 19 miliardi quasi sicuramente non la prenderemo nei tempi previsti, e se non otterremo un rinvio del calendario, non vedremo neppure le rate successive.
Stamattina, invece, sarà votato l’accordo definitivo sulle auto Green, e alla fine dei giochi avranno vinto tutti tranne Roma, bocciata su ogni fronte: dal rinvio dello stop ai motori a benzina e diesel fissato nel 2035 fino all’uso dei biocarburanti, perorato dall’Eni. Ma non finisce qui. La nostra premier tanto brava e capace ieri si è presa l’ennesimo Euroschiaffone, con la bocciatura del prestito ponte fatto nel 2019 dal ministero dell’Economia per salvare l’Alitalia.
Una misura che solo ora viene catalogata come aiuto di Stato, mentre con Conte e Draghi la Commissione aveva chiuso un occhio e a volte anche due. L’Italia, insomma, in mano a una destra impreparata e piena di dilettanti e zarine – dai Donzelli e Lollobrigida alle badanti di Berlusconi – non tocca palla. E tranne che togliere due soldi ai più poveri, in cinque mesi non ha combinato nulla.