L'Editoriale

Finché c’è guerra si guadagna

Finché c’è guerra si guadagna

Finché c’è guerra si guadagna

Ieri si è tornati a marciare per la Pace mentre i governi di Europa e Stati Uniti la calpestavano. Sentite cosa hanno detto nel comunicato ufficiale di ieri i Paesi del G7: “Determinati e uniti contro Putin”, “adotteremo nuove sanzioni”, “Non riconosceremo mai come russe le regioni occupate”, “Mosca deve ritirarsi dall’intera Ucraina immediatamente”, e altre affettuosità del genere, lasciando al Cremlino al massimo la possibilità di scegliere tra un vaffa e un marameo.

Nessuna apertura, invece, nessuna ricerca benché minima di riaprire il dialogo, e ovviamente zero patata di disponibilità a condividere il Piano di Pace proposto da Pechino, interamente bocciato dalla von der Leyen. Ora, anche i bulletti di periferia sanno che è più facile fare la guerra che la pace, ma con questo atteggiamento da maschi (e femmine) Alfa si va verso un unico destino: o vince sul campo Putin o vince alla stessa maniera Zelensky, secondo uno scenario che nessun esperto militare al mondo giudica possibile.

Si sta giocando, dunque, con la vita di migliaia di persone e le tasche di tutti noi, che si svuotano per riempire quelle dei soliti noti. Basti guardare quanto capitalizzavano le Borse un anno fa, quando i primi carri armati russi varcavano le frontiere e quanto valgono oggi, con aumenti che vanno da +8% di Milano a +12% di Madrid, e in mezzo Parigi, Francoforte, Amsterdam. Tutte a festeggiare, così come i big dell’energia (Eni +13 miliardi di utili, ecc), anche se c’è persino chi le batte: è l’indice Rts (+23,05%) della Borsa di Mosca.