L'Editoriale

Fra palco & realtà

Santanchè celebra l’ennesimo “record” del turismo italiano, sorvolando sui numeri che non le conviene raccontare.

Fra palco & realtà

Si preparava “ad accogliere un numero record di turisti” per l’estate, Daniela Santanchè. Che assicura: “Parlare di crisi del turismo di agosto è allarmistico e fuorviante”. Ma fuori dal ministero, tra tavoli vuoti e bollette raddoppiate, c’è chi racconta un’altra estate: ristoratori che lavorano a vuoto, alberghi che sopravvivono sui margini, intere zone balneari che si svuotano di italiani. Basta con il dibattito tra chi crede al trionfo e chi grida al disastro.

I dati parlano chiaro. Nel terzo trimestre 2025 le presenze italiane sono ancora in calo. Le famiglie, erose da inflazione e stipendi fermi, rinunciano alle ferie. Secondo Eurostat, oltre il 30% degli italiani non può permettersi nemmeno una settimana di vacanza. E nei ristoranti delle località turistiche, le presenze non si traducono in incassi. “Prosperità senza profitti”, lo chiamano gli operatori. Eppure Santanchè celebra l’ennesimo “record”. Come se il compito di un ministro non fosse rappresentare la realtà, ma sostituirla con gli slogan.

Le sue dichiarazioni selezionano solo ciò che brilla: i turisti stranieri, i voli pieni, il sorpasso nel numero di presenze sulla Francia. Ma tacciono sul resto: sul turismo interno in crisi, sulla qualità dei servizi, sulla frattura tra Nord saturo e Sud. Che un ministro racconti mezza verità è grave. Ma che lo faccia per il secondo anno consecutivo, senza che nessuno ne chieda conto, è l’ennesima conferma: questo governo non teme la smentita dei fatti. Conta sulla distrazione collettiva. E trasforma ogni estate in un’occasione di propaganda. Anche se l’Italia turistica si regge su un equilibrio precario. E sempre più precari sono quelli che la tengono in piedi.