Quando fu eletto commissario europeo agli Affari economici, anche con il voto dell’Italia, Pierre Moscovici era considerato una colomba, cioè un “amico” dei Paesi con qualche guaio nei conti pubblici. Poi è arrivato Macron e il ritorno di quell’asse franco-tedesco che ha saldato gli interessi di Parigi a quelli di Berlino, a discapito degli Stati mediterranei e dell’Est europeo. Moscovici si è adattato al cambiamento e dopo una serie di interventi sopra le righe ieri l’ha sparata grossa, straparlando di piccoli Mussolini che si fanno spazio in mezzo continente. Un chiaro avvertimento al Governo di Roma affinché non si sogni nemmeno di presentare una manovra economica che superi il deficit imposto da Bruxelles. Insomma, dopo aver preso l’abitudine a ogni tipo di ingerenza sulle nostre questioni interne, siamo arrivati alle recriminazioni storiche, dopo di cui restano solo gli insulti. Di Maio e Salvini hanno reagito duramente, ma adesso la migliore risposta che possono dare è una sola: chiudersi in ufficio con il ministro Tria e tirare fuori velocemente la manovra economica. Solo in questo modo si chiuderà la fabbrica di fake news prodotte ad arte per far saltare il contratto tra Cinque Stelle e Lega, offrendo il fianco a chi anche dall’Europa non sogna altro che la fine dell’attuale Esecutivo e il ritorno alle vecchie leadership, se non ancora meglio al caos politico. Uno scenario che si proporrà comunque se le due forze su cui poggia Conte non onoreranno gli impegni elettorali.
Per questo i messaggi inviati a turno da Moscovici, dai mercati, persino da Draghi, vanno tenuti in considerazione quanto le pressioni della base di M5S e Carroccio. Il reddito di cittadinanza e la Flat tax non sono infatti due riforme qualsiasi, ma al di là degli effetti sullo sviluppo economico rappresentano la prova che siamo una democrazia in cui si è capaci di mantenere gli impegni con gli elettori. Altro che Mussolini!