L'Editoriale

Giorgia gioca al lotto in Europa

Il potere ha i suoi prezzi da pagare per conquistarlo e conservarlo, tra cui in certi casi spicca l’inganno.

Giorgia gioca al lotto in Europa

Il potere ha i suoi prezzi da pagare per conquistarlo e conservarlo, tra cui in certi casi spicca l’inganno. Non a caso la storia è piena di voltagabbana e traditori, che giustamente Dante mette nell’ultimo cerchio dell’inferno, tanto è grave il loro raggiro. Eppure, anche nelle società moderne, generalmente più colte e informate, a molti leader politici è perdonato tutto, al punto da vederli esibire nelle più incredibili piroette senza che ai loro elettori venga il voltastomaco.

Certo, le cose spesso cambiano e bisogna adeguarsi alle circostanze, ma giravolte come quelle della nostra premier sono da oro olimpico. Partita come anti-Nato, oggi ne è la discepola migliore. Sostenitrice di Trump quando stava alla Casa Bianca, è diventata la cocca di Biden. Nemica giurata dell’Europa, dove doveva finire la pacchia, sta tirando la volata a una riconferma della von der Leyen, malgrado l’aperta opposizione dell’alleato Salvini e i dubbi in Forza Italia.

E ancora: doveva togliere le accise sulle benzine e invece ha tolto gli sconti, doveva aiutare le imprese che aspettavano i soldi del Superbonus e invece ha cancellato la misura, doveva fare politiche economiche espansive e invece ci sta sprofondando nell’austerità, doveva fare tutto il contrario del governo Draghi, di cui era l’unica (per finta) all’opposizione e adesso ne pare la fotocopia. Al punto da non disturbare le banche con la benché minima tassa sugli extraprofitti, o di vantarsi perché lo spread è sceso a 125 punti, come ai tempi dell’ex presidente Bce a Palazzo Chigi. Una mezza verità buona per la propaganda dei cinegiornali di TeleGiorgia, ridotti peggio di quelli di Putin, perché lo spread in Spagna è a 80 punti e in Portogallo a 63.

Così passa la retorica dell’Italia che conta nel mondo, mentre in realtà ci tengono alla larga, esterrefatti per un governo dove il premier firma accordi bellici con Kiev per i prossimi dieci anni e il suo vice festeggia la vittoria di Putin alle elezioni farsa. Di conseguenza, Macron e Scholz si accordano sulla difesa pure con la Polonia piuttosto che con Roma, lasciandoci a promettere soldi che non ci sono ai dittatori africani.

Tanto, se alle prossime elezioni europee i conservatori resteranno ininfluenti come adesso, la Meloni cambierà ancora cavallo. E pazienza se così chi resta a piedi è il Paese, considerato sempre più inaffidabile e con l’opportunismo come unica strategia.