Niente trattori sul palco di Sanremo, né per le vie di Roma. La mordacchia che il governo ha messo agli agricoltori sta spegnendo la loro protesta, perlomeno in Italia, dove la rivolta ha già contro le grandi associazioni di settore. La prima di queste è Coldiretti, diventata un’appendice di Fratelli d’Italia, e dunque del governo che ha rimesso l’Irpef sui redditi agrari e dominicali, sospesi da quei cattivoni di 5 Stelle e Pd sin dal 2017.
Ora pare che Giorgetti voglia togliere le tasse che lui stesso ha ripristinato, ma la sostanza non cambia: le destre che avevano promesso ogni genere di aiuti al mondo agricolo alla prima occasione si sono rimangiate tutto. Un suicidio in vista delle elezioni regionali ed europee, che pertanto va nascosto in ogni modo, censurando l’intervento degli agricoltori al Festival (forse gli concederanno a notte fonda un breve messaggio scritto) e pompando a edicole e tv quasi unificate la balla dei tre miliardi in più omaggiati dalla Meloni. Un falso, perché quei soldi del Pnrr erano destinati al comparto agricolo già prima che partissero i trattori.
Dunque, per non farsi scoprire serve che tutti i media reggano il gioco, e le poche testate non allineate spariscano, come sarà a breve per molti giornali, anche blasonati, a cui stanno per togliere la pubblicità legale. In un Paese ad alto tasso di corruzione, il governo ha pensato infatti di bloccare quel poco di trasparenza che c’è sulla spesa pubblica per mezzo dei bandi pubblicati sui quotidiani. Una decisione che sottrae cinquanta milioni agli editori, facendo poco danno ai grossi imprenditori ma assestando un colpo mortale ai pochi indipendenti e senza la porcheria del contributo pubblico.
Questa è la realtà sul concetto di pluralismo e democrazia che ha la Meloni. Al punto da bocciare la richiesta di ripensarci avanzata da alcuni parlamentari del suo stesso partito e di Forza Italia, a cui è chiaro che questa mazzata manda a casa anche centinaia di dipendenti delle aziende che raccoglievano questa pubblicità. Ma la settimana prossima, quando si voterà il decreto attuativo al Milleproroghe, il parere annunciato dal governo sarà negativo. Poi potranno raccontarci che gli asini volano. O che i trattori a Sanremo volevano andarci per sentire le canzoni.