L'Editoriale

Giù il sipario sul teatrino della Lega

Giù il sipario sul teatrino della Lega

Il 12 marzo scorso, Salvini era già in trincea: “Da quanto leggiamo, perché un ‘piano’ concreto ancora non c’è, non comprendiamo perché dovremmo fare debito pubblico per comprare altre armi. Da chi? In quanto tempo? Per fare cosa? Con quali soldi?”. Il 30 marzo la Lega cannoneggiava il Piano di Bruxelles: “La Lega è pronta a proporre agli alleati dei Patrioti una iniziativa per invitare la presidente tedesca della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a rivedere il progetto da 800 miliardi di euro per la difesa”. Mentre il vice premier sganciava la raffica finale via Social: “Da noi no agli eserciti europei e alle folli spese per le bombe”.

Grandi manovre del Carroccio anche il 31 marzo: “La Lega è pronta a proporre agli alleati dei Patrioti una iniziativa per invitare la presidente tedesca della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a rivedere il progetto da 800 miliardi di euro per la difesa: i cittadini europei meritano investimenti per lavoro, sanità e sicurezza interna”. Motivo: “Non servono né maxi-investimenti per comprare munizioni, né un piano per il riarmo nato già morto. La Lega auspica un ampio e approfondito dibattito in Aula, dibattito che la tedesca von der Leyen vuole evitare a tutti i costi”. Il 16 giugno scorso il vice premier tornava in prima linea contro il riarmo: “Non c’entra niente con la situazione in Medio Oriente, è solo una scusa per indebitarci e comprare armi o missili in Francia e Germania”. Sentenziando: “Figuratevi se in un conflitto atomico un esercito europeo di poche migliaia di uomini armati può incidere tra Russia, Ucraina, Cina e Stati Uniti…”.

Poi in Parlamento arriva il giorno delle mozioni sulle spese militari. L’occasione per passare dalle parole ai fatti. Ma la Lega, come il resto della maggioranza, non presenta alcun testo. Annunciando che “assolutamente no”, non voterà neppure quelli di M5S e Avs. “Perché le due mozioni in particolare chiedono di rompere l’accordo preso tra i Paesi Nato, quindi chiedono di non arrivare al 5% di spese militari e noi non siamo mai stati contrari a questo accordo…”, spiega il capogruppo alla Camera Molinari. La farsa è finita. Sul teatrino del Carroccio è calato il sipario.