L'Editoriale

Gli sciamani delle riaperture

Gli sciamani delle riaperture

Quando la scienza si schianta sugli oracoli degli sciamani estratti a sorte tra politici, ristoratori e virologi di tendenza in tv c ’è poco da fare. Tutti gridano che bisogna riaprire subito le attività commerciali, togliere il coprifuoco e magari lasciar perdere i dati sulla pandemia, perché chi muore col Covid non è detto che muoia per questo.

E dire che basterebbe il minimo sindacale di osservazione per smontare certe balle sesquipedali. L’unica regione che lunedì sarà rossa è la Sardegna, cioè l’unica che nelle settimane scorse era diventata bianca, aprendo i locali di sera. Per il partito unico del Pil, con i suoi improbabili guru come Briatore santificati in televisione, l’isola era l’esempio di come bisognava tornare ovunque alla normalità.

Un’assoluta fesseria, tant’è che quella riapertura frettolosa ora costringe i sardi a richiudere quando dalle altre parti si apre. Di fronte a questa incontrovertibile verità, i Salvini & C. che chiedono di allentare ulteriormente le misure di prevenzione, invece di cospargersi la testa di cenere continuano a cavalcare il disagio sociale, mostrando quanto siano cinici, al punto di fare il male di chi dicono di voler aiutare.

Infatti, l’unica cosa sulla quale siamo tutti d’accordo è che una volta riaperte le attività dobbiamo assolutamente evitare di richiuderle. Dunque meglio procedere con gradualità per garantirci domani una situazione stabile piuttosto che vanificare tutti i sacrifici fatti finora e compromettere la stagione estiva. Non è difficile da capire. Anche per chi non ha l’altissimo livello culturale di Briatore.