L'Editoriale

I falli di reazione si pagano

La Meloni frega al suo amico Orbán il primato di leader più inaffidabile in Europa. Non era facile, e c’è da capirla.

I falli di reazione si pagano

La Meloni frega al suo amico Orbán il primato di leader più inaffidabile in Europa. Non era facile, e c’è da capirla. Dopo i salamelecchi con la von der Leyen, le foto con Scholz e Macron, l’obbedienza a Bruxelles per armare Kiev, quello che raccoglie è il nulla, al netto delle rate del Pnrr ereditato da Conte, arrivate comunque ridotte e in ritardo. Sui migranti, infatti, restano gli accordi di Dublino.

E col Pacco di stabilità – pardon, Patto – torniamo all’austerità. La premier più autorevole del mondo, come impapocchia la stampa di destra, in realtà non tocca palla. Al punto da cadere in un classico fallo di reazione, bocciando per ripicca la riforma del Mes. Un inedito per un Paese fondatore dell’Ue, che mai aveva bocciato un trattato. Dietro l’angolo, però, ci sono le elezioni europee, e piuttosto che dare un vantaggio a Salvini – che il Mes l’ha sempre avversato, al pari di FdI – la premier mette in scacco gli altri partner comunitari, privandoli di uno strumento che tutti hanno già approvato.

Il Mes (Meccanismo di stabilità finanziaria), sia chiaro, è un dispositivo mal congeniato, a cui aderì nel 2011 il governo Berlusconi IV, di cui la stessa Meloni faceva parte. Per aggiustarlo sono state fatte alcune modifiche, utili in particolare alle banche. Dunque, non era sbagliato trattare per migliorarlo ancora, come voleva Conte. Ma ora che i giochi sono fatti, usarlo per ricattare l’Europa non è per chi governa un’idea lungimirante. Perché le destre guadagneranno pure qualche voto, ma il prezzo lo pagherà l’Italia messa ai margini da tutti.