L'Editoriale

I Ferragnez, Giorgia e Matteo

Come volevasi dimostrare, a Cagliari Salvini e Meloni dicono di andare d’amore e d’accordo e poi a Roma si bastonano di santa ragione.

I Ferragnez, Giorgia e Matteo

Come volevasi dimostrare, a Cagliari Salvini e Meloni dicono di andare d’amore e d’accordo e poi a Roma si bastonano di santa ragione. Più di Fedez e Chiara Ferragni, la premier e il suo vice sono la coppia più scoppiata del momento. Lei abbraccia lui che abbraccia i governatori, che abbracciano tutte e due… per stritolarli. Musica per le orecchie delle opposizioni, se non fosse che il divieto di un terzo mandato alla presidenza delle Regioni soffia la poltrona a Bonaccini, De Luca ed Emiliano, diventati perciò nemici più cari della segretaria Elly Schlein.

Di fronte alla spaccatura nella maggioranza – con la Lega da una parte per conservare il trono a Zaia e Fratelli d’Italia dall’altra per prenotare il prossimo doge in Veneto – i satrapi del Pd pretendevano che il loro partito si schierasse col Carroccio, picconando le difficili convergenze con i 5 Stelle per conservare il sederino sull’eterna cadrega. Una logica da bulli delle istituzioni, per cui i loro interessi personali hanno la priorità su tutto, anche se i destini di chi si avvia a governare per dieci anni l’Emilia-Romagna o la Campania interessano pochissimo agli elettori.

Molto più saggio, e necessario, garantire invece un ricambio nelle amministrazioni, per non sedimentare gruppi di potere che alla lunga diventano autoreferenziali, facendo dunque gli affari loro più che quelli dei cittadini. Ma questo interessa poco alla Meloni affamata di poltrone, a Salvini che se va male alle Europee lo cacciano dalla segreteria e ai governatori che resi incandidabili dovranno cercarsi un lavoro.