Per quanto si sforzino di apparire giovani, facendosi ridere dietro dai ragazzini su TikTok, i pezzi da novanta di destra e sinistra stanno facendo a gara nel riproporci idee vecchie come il cucco. Ieri è stata Fratelli d’Italia a svettare su tutti, con la proposta di seppellire i feti, inseguita a ruota da Salvini, che ha rilanciato la castrazione chimica.
E se osserviamo bene la campagna elettorale, non c’è giorno che non salti fuori qualche chicca per riportarci nel Medioevo, soprattutto in materia di diritti civili. D’altra parte cosa ci si può aspettare da una casta incatenata al Parlamento da decenni, dove la Meloni passa come il “nuovo”, malgrado campi di politica da oltre vent’anni.
Certo, qua e là nelle liste ci sono alcuni giovanissimi, usati come specchietto per le allodole dalle solite vecchie volpi, e dunque piazzati quasi sempre in posizioni ineleggibili. In ogni caso, pure queste nuove leve fanno cilecca nell’intercettare il voto dei coetanei, un po’ perché l’immagine complessiva è quella di un caravanserraglio di veterani (da Casini in giù) e il resto perché non si può imbastire in un mese quel dialogo che è mancato per tutto il resto della legislatura.
Un peccato visto che di cose proprio per le nuove generazioni se ne sono fatte in questi ultimi anni. Dall’assegno unico per i figli al Reddito di cittadinanza in attesa di un impiego, il Parlamento che sta per sciogliersi non è stato sulla stessa scia di altre epoche, quando Tremonti e Gelmini – per fare un esempio – tagliavano miliardi di euro alla scuola.
Personaggi entrambi ancora in pista, in una competizione dove giusto di scuola si parla pochissimo, ad eccezione dello Ius Scholae, del prolungamento dell’obbligo (buttato lì da Letta) e della solita promessa da marinaio delle destre a proposito della stabilizzazione degli insegnanti precari (ovviamente senza dire dove si trovano i soldi).
Grillo ci ha messo una pezza rispolverando il voto ai sedicenni, ma tutti questi temi restano sullo sfondo, penalizzati anche dalla previsione di un forte astensionismo dei diretti interessati. Giovani che presi da Instagram e TikTok non sanno molto di politica, ma di certi politici hanno già capito tutto.