L'Editoriale

I soliti noti e i botti sul Quirinale

Ieri Mattarella è arrivato a beccarsi quasi gli insulti. Il motivo sta nelle legittime osservazioni inviate alle Camere e al governo sul decreto concorrenza.

I soliti noti e i botti sul Quirinale

In attesa del premierato e di vedere in che sottoscala finirà il Presidente della Repubblica, ieri Mattarella ha cominciato l’anno con i botti. Per sua fortuna non sono quelli che partono dalla pistola di un deputato di Fratelli d’Italia incredibilmente nel mezzo di una festa, ma nel tiro a segno sul Quirinale si usano calibri sempre più grossi.

Così, smaltiti in fretta gli apprezzamenti di rito al discorso di fine anno, ieri il Capo dello Stato è arrivato a beccarsi quasi gli insulti. Il motivo sta nelle legittime osservazioni inviate alle Camere e al governo sul decreto concorrenza, evidenziando i privilegi di concessioni pubbliche prolungate e intollerabili anche agli occhi dell’Europa. Sentite perciò come ha reagito tale Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Confindustria: “Sorprende davvero che il Quirinale, con tutti i problemi che attanagliano il Paese (non pochi)… trovi il tempo per porre la sua attenzione sulla questione delle concessioni… dopo che l’anno scorso già intervenne per le concessioni balneari con affermazioni prive di fondamento…”.

Per continuare: “Se il Parlamento ed il Governo, che sono Sovrani, spero, hanno deciso in una direzione questa va rispettata, e queste raccomandazioni, che hanno più il sapore di intimidazioni, devono finire…”. Neppure il tempo di registrare che Mattarella fa intimidazioni ed ecco l’attacco della Lega: “Non svendiamo (i privilegi degli eterni concessionari, ndr) all’Europa”. Perché al solito sono i poteri forti, le multinazionali, Bruxelles o i marziani a mettere la zavorra alla nostra economia, e non una politica prona a chi non molla le rendite di posizione, e si arricchisce a spese della collettività e della capacità di competere nei mercati aperti.

Un cancro per la crescita, che ha negli ambulanti, nei taxi e nei balneari solo il gradino più basso, mentre concessioni come quelle per le trasmissioni tv, ad esempio, sono sostanzialmente regalate a gruppi privati che guadagnano centinaia di milioni, tipo Mediaset. E pazienza se le casse pubbliche non hanno soldi per i servizi essenziali. Di fronte ai privilegi dei soliti noti e all’opportunismo dei partiti servi non c’è Quirinale che tenga.