In attesa di sentire che botto fa l’alleanza tra Calenda e Renzi, come promette il capo di Italia viva ricordandosi di essere chiamato “il bomba”, i due non riescono a mettersi d’accordo neppure sulle poltrone. Conoscendo il loro ego espanso, uno vorrà il 200% dei collegi e l’altro, che si sente più furbo, tutti i posti più uno.
Alla fine comunque si intenderanno, perché Calenda non ha le firme che servono per presentare le liste, e la storiella di poter usare il simbolo del Pd con cui corse alle Europee fa acqua da tutte le parti. Renzi invece deve accendere un cero alla Madonna perché questa è l’ultima possibilità che gli resta per rientrare in Parlamento, visto che i sondaggi danno il suo partito sotto al 2%.
Una percentuale non distante da quella di Azione, ma che sommate dovrebbero superare l’asticella del 3% sotto la quale si resta a casa. Ora il condizionale è d’obbligo non perché si discuta la matematica, ma perché in politica la somma di due debolezze non fa una forza, bensì una debolezza più grande.
Quindi aspettiamo questo botto di Renzi e Calenda, prendendo atto che gli elettori hanno appena cronometrato quant’è durato l’impegno di quest’ultimo con Letta. Mentre la parabola dell’ex premier, come quella di ogni leader carismatico, è destinata a cadere e non risollevarsi mai più, in quanto la caratteristica tipica del carisma è che una volta perso non lo si può riconquistare. Anche se giornali e tv non fanno che parlare di terzo polo, in mancanza di quelli che sono i suoi elettori, che non si riescono a trovare.