L'Editoriale

Il diversivo suprematista sui genocidi

Fuori dal palazzo le parole del governo ormai non bastano più: c’è un Paese che non ha più tempo da perdere.

Il diversivo suprematista sui genocidi

Nelle ultime ore i membri del governo si sono affannati a rendere omaggio a un suprematista razzista, idolatra delle armi, uno che considerava le stragi da fuoco negli Stati Uniti un prezzo inevitabile della libertà. Hanno scelto di ricordare lui, mentre il presente brucia. Nelle stesse ore sono riusciti a parlare di Gaza senza mai nominarla. Hanno distribuito condanne omeopatiche contro Israele, con la cautela di chi misura le parole come fossero benzina, e hanno ridotto la Global Sumud Flotilla a un diversivo da reality, pur di non affrontare il genocidio che scorre davanti agli occhi del mondo.

Intanto i giornali amici del governo hanno inaugurato la caccia agli “amici di Hamas”: titoli costruiti senza prove e insinuazioni, secondo uno schema noto. L’importante è non parlare di quello che accade davvero. Qui accade che la scuola ha riaperto con decine di migliaia di cattedre scoperte, con gli insegnanti intrappolati nei bachi di un algoritmo e con famiglie che si ritrovano senza sostegno né continuità. Qui accade che l’Italia si presenta al vertice internazionale come un peso piuma, irrilevante nei dossier decisivi. Qui accade che i dati sulla povertà restituiscono un Paese spaccato, con oltre 5,7 milioni di persone in povertà assoluta secondo l’Istat, mentre la retorica ufficiale continua a raccontare una ripresa inesistente.

Eppure l’agenda resta un’altra: l’eco di un culto per la violenza travestito da memoria, la prudenza lessicale per non disturbare l’alleato israeliano, le insinuazioni su chi prova a rompere il silenzio. Tutto pur di sviare lo sguardo. L’importante è che tutto il resto sia chiacchiericcio, che la realtà venga sostituita da un racconto addomesticato e funzionale. L’importante è eclissarsi fingendo di dire qualcosa senza dire niente. Ma fuori dal palazzo le parole non bastano più: c’è un Paese che non ha più tempo da perdere.