Messo in piedi il Governo Gentiloni, iniziato il salvataggio del Monte Paschi, partita la resa dei conti nel Pd e l’iter della legge elettorale, c’è solo un’altra grande questione che rischia di toccare all’attuale Esecutivo: le nomine nelle grandi aziende pubbliche. Sia chiaro: fosse per Renzi si voterebbe domani e quindi la scelta dei manager di Eni, Enel, Finmeccanica e compagnia cantando se la vedrà il prossimo (suo) Governo. Ma non è affatto detto che si andrà alle urne come aggrada all’ex premier e in primavera i Cda di gran parte di queste società scadranno. Parliamo di colossi che sono l’ossatura dell’intera economia nazionale, dove è impensabile tenere le assemblee congelate secondo i comodi della politica.
Che tocchi a Gentiloni o al prossimo Governo, chiunque deciderà i vertici di queste imprese (ma lo stesso discorso vale anche per la jungla delle municipalizzate) comunque avrà di fronte una scelta: assecondare le proprie esigenze di potere riempendo i Cda di clientele o indicare manager poco politici ma sicuramente più capaci. Una scelta che può apparire ovvia, ma vista la nostra politica non è affatto scontata.