Nel meraviglioso mondo di Giorgia, “la libertà ha un prezzo”. Lo ribadisce “con coerenza da patriota” la premier Meloni al Senato. Perché “se fai pagare a un altro la tua sicurezza, non sarai tu a decidere del tuo destino” e ne va della “possibilità stessa di difendere i propri interessi nazionali”.
Resta da definire da chi dovremmo difendere i nostri interessi nazionali. Da Putin, descritto per tre anni dalla stampa di regime in punto di morte, a capo di un esercito di soldati ridotti a combattere con le pale e leader di una potenza nucleare incapace di conquistare l’Ucraina ma improvvisamente in procinto di invadere l’intera Europa? O da Trump, alleato e modello di Meloni, che minaccia di ingaggiare una guerra commerciale a colpi di dazi per mandare in bancarotta l’economia europea?
L’italica patriota non ha dubbi. Poco importa se, mentre informava il Parlamento e dunque il popolo, dei nuovi sacrifici in arrivo per sostenere lo sforzo bellico per prepararci a respingere la fantomatica invasione russa, l’Istat aggiornava il bollettino di guerra dell’economia italiana con l’ennesimo, drammatico dato.
Dopo i 25 cali consecutivi della produzione industriale, l’esplosione della Cassa integrazione e la diminuzione delle ore lavorate, è arrivato anche il requiem sui consumi, con le vendite al dettaglio crollate del 4,2% in un anno e addirittura del 6,7% per quanto riguarda i prodotti alimentari. Mangeremo di meno, ma ci rifaremo abbuffandoci di armi.