Le campagne elettorali hanno sempre un prezzo. Talvolta positivo, come succede quando i sindaci uscenti inaugurano i cantieri e tappano le buche per ricordare ai loro concittadini quanto sono stati bravi. Qualche altra volta invece il prezzo è negativo, perché nella foga di attaccarsi nuove medaglie al petto la politica mette l’acceleratore anche dove sarebbe più prudente guidare senza strappi al motore. Così ieri il Governo ha chiesto la fiducia sulle Unioni civili. Una forzatura che spacca i partiti (un pezzo di Forza Italia votarà con la maggioranza, mentre nel Pd i cattodem sono rimessi all’angolo) ma è un balsamo per le urne. Con l’economia che non tira, gli scandali delle banche dietro l’angolo, i giudici infuriati come tori, il partito del premier non ha troppi argomenti. Ecco allora che tornano utili i diritti civili, fin adesso giusto un fastidio mentre a Palazzo Chigi si pensava più concretamente al potere e alle poltrone. Marchini, in cerca di benedizioni nella città del Papa, ha cavalcato subito l’elettorato più tradizionalista. Ma nella attuale società italiana, chiudere la partita delle nozze gay porterà più voti di quanti ne sottrae. Il miracolo laico delle urne.
L'Editoriale