Dice qualcuno che non serva scendere in piazza oggi. Anche oggi più di 3 milioni di italiani non mangeranno. Lo dice la Coldiretti: oltre 3 milioni di persone si trovano nell’impossibilità di garantirsi il cibo quotidiano. La piaga della povertà nel 2023 si sta allargando a macchia d’olio, complice un’inflazione che non rientra quasi mai nei discorsi della politica. Ogni giorno, oltre 3,1 milioni di italiani si affidano alle mense per i poveri e ai pacchi alimentari per sopravvivere con l’inflazione più alta degli ultimi 40 anni.
Anche oggi il governo lascerà i romagnoli (cittadini e imprese) con i piedi in ammollo, strade inagibili e attività che non riescono a ripartire. L’unica risposta ottenuta è l’arroganza di chi rivittimizza le vittime dicendogli che “il governo non è un bancomat”. Eppure il patto con lo Stato dovrebbe essere – lo dice la Costituzione – di dare quando si può dare per riceve quando si ha bisogno di ricevere. Intanto i soldi per le armi si trovano sempre, quelli se ne fottono di emergenza climatica, di problemi di bilancio o di persone con troppe pretese.
Anche oggi, come negli ultimi 30 anni, c’è un governo che sogna il bavaglio alla stampa e intanto prepara riforme della Giustizia che rendono più difficile il lavoro dei magistrati. Un tuffo nel passato peggiore che si aggiunge alla nostalgia del ventennio esibita con candore, quasi con fierezza. Cosa serve di più per scendere in piazza? Alzare la voce in tutti i modi possibili, anche nelle piazze come sancisce la Costituzione, significa riconoscere lo stato di cose, significa rifiutare di essere complici. Il momento è adesso.