L'Editoriale

Il Movimento e la forza di cambiare

Il M5S sta facendo un percorso di maturazione senza precedenti. Chiarire e guardare avanti fa crescere una comunità che da espressione di dissenso diventa pienamente forza di governo.

Il Movimento e la forza di cambiare

Altro che commissariare la politica. Draghi premier l’ha completamente estromessa dai grandi giochi di potere, lanciando ai partiti giusto qualche osso come i dettagli sui sostegni. La ciccia – i soldi del Recovery e le nomine – se la cucina da solo, col partito Mef e i suggeritori di sempre, a partire da una Confindustria che pesa niente nel Paese ma a Palazzo Chigi conta più di mezzo Consiglio dei ministri.

D’altra parte, dalle grandi riforme ai diritti civili il Parlamento non fa un passo, e quindi – come di regola – ogni spazio lasciato vuoto in qualche modo va rioccupato. Un grosso guaio per le forze politiche, ma anche una grande opportunità per rigenerarsi.

Un passo in tal senso l’ha fatto Enrico Letta, approfittando di questa fase per rilanciare una serie di temi identitari della Sinistra: dallo Ius Soli al voto ai sedicenni, dalla legge Zan alla tassazione delle rendite. Argomenti con appeal più o meno condivisi nell’attuale società italiana, ma che comunque restituiscono un’anima a un Pd diventato persino per i suoi elettori storici incomprensibile.

C’è però chi ha osato di più. Con le scuse pubbliche fatte dalla Raggi all’ex sindaco di Roma Marino (a cui voleva portare le arance in carcere) e da Di Maio al primo cittadino di Lodi, Simone Uggetti, (contro cui i Cinque Stelle non risparmiarono accuse in seguito a un arresto ora risultato sbagliato), il Movimento sta facendo un percorso di maturazione senza precedenti. Chiedere giustizia, come i 5S hanno sempre fatto di fronte a una casta di politici e potenti privi di rispetto per lo Stato, non significa essere giustizialisti.

E seppure questi concetti si sono intrecciati, oggi chiarire e guardare avanti fa crescere una comunità che da espressione di dissenso diventa pienamente forza di governo. Di Maio è diventato democristiano – dirà banalmente chi dei pentastellati non ha mai capito niente – ma in realtà con le scuse di ieri a Uggetti è diventato più che mai rivoluzionario, ribaltando un cliché che fa comodo a chi sa solo strillare, ma che è barbaro. E dove passano i barbari si sa che l’erba non ha mai avuto troppa facilità a crescere.