L'Editoriale

Il Partito unico delle armi

La Meloni che fugge dalla Camera dopo l’intervento di Conte è un pezzo della fotografia della giornata politica di ieri, largamente rivelatrice delle vere intenzioni dei partiti.

Il Partito unico delle armi

La Meloni che fugge dalla Camera dopo l’intervento di Conte è un pezzo della fotografia della giornata politica di ieri, largamente rivelatrice delle vere intenzioni dei partiti. Su Giorgia a tutto servizio degli Usa non c’erano dubbi, così come sull’identità di chi guida sul serio l’opposizione nel Paese. Mentre la Schlein pensa alla tv con Cattelan, il leader 5S ha inchiodato la premier alla montagna di menzogne collezionate in pochi mesi di governo.

Nel frattempo, sui banchi dell’Esecutivo non c’era traccia dei ministri della Lega, in una dimostrazione plastica della lontananza da una Presidente del Consiglio senza altra direzione, se non quella di assecondare la richiesta della Nato di nuove armi per Kiev. Se a questo aggiungiamo la partita in corso per la spartizione delle poltrone nelle aziende pubbliche, ecco che è più chiaro a che livello siano i rapporti nel Centrodestra.

Quello che invece non avevamo ancora visto sono stati il Pd che vota col governo, Calenda e Renzi, e soprattutto l’embrione di una nuova maggioranza, col sedicente terzo polo a fare da stampella a Fratelli d’Italia & C. Se la grande coalizione di ieri, che ci ha riportato a Draghi, può essere un caso dovuto alla sudditanza di destre e Pd a Washington, la marcia di Calenda verso il potere, in qualunque forma potrebbe declinarsi tra un anno o due, quando la Meloni sarà bollita, è un fatto. E pazienza se per il passo in più di ieri toglieremo centinaia di milioni alle nostre scuole e agli ospedali, acquistando nuove armi che serviranno solo ad allungare la guerra.