L'Editoriale

Il razzismo va affrontato o si alimenta

Il razzismo va affrontato o si alimenta

Giorgia Meloni ha risposto indignata. Ancora. Le accuse del Consiglio d’Europa sul razzismo strutturale nelle forze di polizia italiane sarebbero “vergognose”. Ma non si governa un Paese con l’indignazione automatica. Non è una risposta, è una fuga. E una scorciatoia per evitare il punto: l’Italia ha un problema. E non da oggi.

A dirlo non sono fantasmi internazionali. Lo dice l’Ecri, organismo del Consiglio d’Europa che si occupa di diritti umani. Lo dicono i rapporti, le denunce, i tribunali. Lo dicono le inchieste giudiziarie – da Verona a Piacenza – in cui la violenza si somma all’impunità e dove il colore della pelle o l’accento diventano bersaglio. Bertil Cottier, presidente dell’Ecri, chiede solo uno studio indipendente sulla profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine. Chiede numeri, fatti, trasparenza. E riceve in cambio accuse ideologiche, sarcasmo, una sfilza di slogan patriottici come cortina fumogena.

Meloni e Tajani parlano come se l’Italia fosse una fortezza assediata. Ma a perdere terreno è il rispetto per la realtà. La presidente del Consiglio rivendica che l’Italia ha fondato il Consiglio d’Europa. Vero. E allora? Ciò non dà diritto a screditarne gli organi quando mettono in discussione presunte pratiche discriminatorie dentro le istituzioni. Al contrario, aumenta la responsabilità.

Il riflesso pavloviano del governo è sempre lo stesso: negare tutto, accusare chi denuncia, raccontare che i veri perseguitati sono gli agenti “aggrediti dagli immigrati irregolari”. È la solita favola rovesciata, che punta a spostare il dibattito su un comodo binario: ordine contro caos, legalità contro minaccia. Ma è un copione stanco. E serve solo a coprire l’imbarazzo di chi, in fondo, quei comportamenti li ha sempre giustificati o ignorati.

Perché se frequenti Orbán, Milei, Le Pen, Bolsonaro, prima o poi si nota. L’uso della parola “onore” per coprire il silenzio, l’uso della parola “realtà” per nascondere i dati, l’uso della parola “Italia” per respingere ogni critica non aiutano. Chi governa dovrebbe sapere che il razzismo non si cancella negandolo. Si affronta. Oppure si alimenta.