Con statisti del calibro di Salvini e Meloni era chiaro che andava a finire così. Tanto hanno fatto la guerra al Green Pass e a tutte le misure messe in campo per frenare la pandemia, che adesso ci becchiamo la vaccinazione obbligatoria. Complimenti vivissimi. E tanti saluti ai no vax che hanno fatto il gioco di una destra con una sola strategia, la solita: cavalcare le paure per tradurre in voti il malcontento. Con un premier a cui importa zero dei partiti – tanto i parlamentari non si suicideranno per cacciarlo – la minaccia delle piazze contro politici, medici e giornalisti non poteva che portare a questa reazione.
Dunque il Green Pass si estenderà – qualunque cosa dica la cabina di regia ottenuta dalla Lega – e gli indecisi saranno messi con le spalle al muro, subendo una costrizione che le forze politiche più responsabili hanno cercato invano di scongiurare. Quando sono in ballo questioni delicate come la salute, non c’è leva migliore della consapevolezza e della persuasione. Invece si è esasperato il clima, confondendo ancora di più chi aveva dubbi sui vaccini (in Italia i no vax non erano mai stati così tanti) e spingendo alla violenza una minoranza di imbecilli.
Gente che non si berrà facilmente l’obbligo della dose, e che inevitabilmente rivendicherà più di prima quella malintesa libertà di fare come gli pare, alimentando nuove divisioni nel Paese. Esattamente quello che non ci serve per uscire prima possibile dalla pandemia, e soprattutto per afferrare quella ripresa economica che per adesso si vede nei numeri ma non ancora nella vita reale.