L'Editoriale

Il ritorno dei bonus ad personam

Seppure manchi pochissimo alla presentazione della Manovra, l’unica certezza è che non vedremo le fantasmagoriche promesse delle destre

Seppure manchi pochissimo alla presentazione della Manovra economica per l’anno prossimo, l’unica certezza è che non vedremo quasi niente delle fantasmagoriche promesse elettorali delle destre, tranne i tagli a Superbonus e Reddito di cittadinanza. I soldi sono pochi, e malgrado i venti miliardi di nuovo deficit, il grosso se ne andrà solo per mitigare appena il costo dell’energia. Per questo sin dall’insediamento il governo parla di tutto – dai rave party ai minori limiti per il contante – ma della ciccia non c’è traccia.

E dire che le condizioni delle finanze pubbliche non erano sconosciute a chi illudeva gli elettori con impossibili flat tax e sgravi per imprese e lavoratori. Se ne riparlerà l’anno prossimo o chissà quando, sperando che nel frattempo l’economia riparta, anche se non si capisce per quale motivo questo debba accadere dopo aver ridotto il welfare e gli investimenti, o con l’ennesima mini-sanatoria fiscale. Forse – si dirà – diminuiranno i presunti sprechi degli esecutivi precedenti, e segnatamente quelli di Conte, che invece aveva lasciato a Draghi 260 miliardi del Pnrr e il Pil con la maggiore risalita in Europa dopo la pandemia.

Dopo tutti gli attacchi che hanno fatto per anni al leader del Movimento, questo è il minimo che ci si aspettava. E invece anche qui non cambia niente. Alla faccia dei troppi bonus e dei “regali” a pioggia, ieri trapelava che i bonus restano, o perlomeno resta quello da cento euro per cambiare la tv. Si accettano scommesse su quante proteste non sentiremo sulle tv di Berlusconi.

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