L'Editoriale

Il suicidio delle destre sul Green

Possiamo abbracciare la transizione ecologica, e in pochi anni tornare leader globali, oppure continuare a difendere un mondo che è passato.

Il suicidio delle destre sul Green

Come dice Salvini, può essere davvero che a Bruxelles girino altre valigette piene di bigliettoni, dopo quelle del Qatar, sganciate per togliere di mezzo prima possibile le auto a benzina e diesel. Esattamente come può essere che l’industria tradizionale dell’automotive non abbia ottenuto protezione per decenni, e incentivi miliardari, a titolo gratuito.

Perciò, se lasciamo perdere le ipotesi campate in aria – ben felici di conoscere i misfatti semmai saltassero fuori – resta sul tavolo la posizione antidiluviana delle nostre destre sull’Ambiente. Se avessimo cominciato a costruire noi le batterie per le vetture elettriche, invece che lasciare questo campo ai cinesi, con la creatività dei nostri produttori avremmo la fila, pure da Pechino, per acquistarle.

Invece lo Stato ha regalato montagne di denaro pubblico alla Fiat, sotto forma di contributi, rottamazioni, cassa integrazione, senza pretendere che si aggiornasse la tecnologia. Così quei soldi se li sono messi in tasca i padroni, e noi siamo stati scavalcati da chi appena trent’anni fa non sapeva fare altro che copiarci. Ora siamo allo stesso bivio. Possiamo abbracciare la transizione ecologica, e in pochi anni tornare leader globali, oppure continuare a difendere un mondo che è passato.

D’altra parte, anche se Salvini non lo dice, in Italia stanno nascendo le più grandi Gigafactory d’Europa per le batterie (in Piemonte) e il solare (in Sicilia). Industrie per cui serviranno sempre più occupati, mentre nei vecchi stabilimenti si licenzia. E non serve essere geni per capire chi ha futuro e chi no.