L'Editoriale

In Abruzzo c’è l’ago del Paese

Se il fronte progressista strapperà la seconda regione di seguito, diventerà palese l’arretramento della coalizione di governo.

In Abruzzo c’è l’ago del Paese

Tra le poche certezze che ci restano, una è che pure oggi le destre strepiteranno per i dossier costruiti illegalmente utilizzando le banche dati dello Stato. Certo, di questi dossier non c’è traccia, la magistratura sta risalendo agli autori degli accessi ai data base e tra i personaggi controllati non c’è nessun leader dei partiti di governo, mentre risultano Giuseppe Conte e la compagna.

Ma l’ordine di scuderia di Giorgia e company è di mettere un tarlo in testa agli italiani: scusate se il Paese va a rotoli, ma la colpa è di quei cattivoni delle sinistre, con i poteri forti e le loro spie, che ricorrono a ogni mezzo per frenare chi lavora per la nazione. Perciò anche ieri la premier ha postato sui social un allarme accorato per cotanto pericolo, chiamando di fatto i suoi elettori a rispondere col voto di domani in Abruzzo.

Insomma, a corto di argomenti migliori, la strategia comunicativa per non replicare la sconfitta della Sardegna è di distrarre chi va alle urne dai disastri della giunta Marsilio, dai soldi che non bastano più a fare la spesa, dalla sanità allo sfascio e persino dalle manganellate alle manifestazioni delle scorse settimane. La posta in palio, d’altra parte, è altissima. Se il fronte progressista strapperà la seconda regione di seguito, diventerà palese l’arretramento della coalizione di governo.

Un calo che Giorgia e i suoi trombettieri per adesso giurano di non vedere, anche se tutti i sondaggi più recenti sono chiari, e tra Marsilio e D’Amico si profila un testa a testa. Una storia già ben diversa dall’exploit delle destre alle politiche del ’22.