L'Editoriale

In Lombardia la verità sulle destre

Con la crisi in Regione Lombardia si sente chiaramente l’aria che tira nel Centrodestra, dove tre partiti ci prendono in giro da anni.

Questa volta non possono nascondersi dietro Conte, come fu con Draghi, quando Lega e Forza Italia fecero saltare il governo addossando la colpa ai 5 Stelle. Con la crisi in Regione Lombardia si sente chiaramente l’aria che tira nel Centrodestra, dove tre partiti ci prendono in giro da anni, al punto da presentarsi sempre uniti alle elezioni e poi menarsi come fabbri, riuscendo a stare nell’ultimo governo chi in maggioranza e chi all’opposizione, senza arrossire quando in tv si auto-proclamano campioni di coerenza.

Così l’ultimo verdetto delle urne, che ha bastonato Salvini e Berlusconi, insieme alla partita dei ministeri, hanno reso il clima ancora più teso, concedendoci un antipasto di ciò che dovremo digerire col prossimo Esecutivo.

Ora non c’è dubbio che dall’altra parte dell’emiciclo parlamentare siano messi pure peggio, con il Pd trasformato in X Factor, a caccia di voci nuove, e mentre ci siamo anche di un’altra idea del partito, inchiodato a quel 20% che basta per occupare un po’ di poltrone nei Comuni e nelle Regioni, ma non per tornare a governare il Paese.

Da questa parte, dunque, c’è molto da lavorare e da innovare, magari prendendo spunto dal successo personale di Giuseppe Conte, e dalle bandiere che ha scelto di sventolare, con i colori dell’aiuto alla povera gente, dello sviluppo economico sostenibile, dell’ambiente.

Un lavoro da fare in fretta, perché la Meloni ha ricevuto un consenso che le dà tutto il diritto di provare a governare, ma con certi compagni di viaggio non è detto che il sentiero arrivi lontano.

 

 

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