Si sono arresi senza combattere. I nostri grandi imprenditori della Confindustria hanno messo le vele al vento del potere di turno e ieri hanno firmato una cambiale in bianco a Renzi e alle sue riforme piccole piccole. In questa scelta senza strategia e senza futuro si vedono benissimo due cose. La prima è che Confindustria è ormai l’associazione delle aziende pubbliche, con i boiardi di Stato che ne tengono in vita il bilancio e i piccoli imprenditori che fanno le comparse.
La seconda cosa è l’assoluta incapacità della classe economicamente più avvantaggiata nell’esprimere una via d’uscita dal tunnel in cui il Paese vaga senza orientamento. Non bisogna essere troppo bravi a fare i conti per capire che le mancette dell’Europa servono solo a farci sopravvivere fino a quando qualcuno tirerà la corda per strangolarci. Servono dunque riforme pesanti e molti soldi che questo Governo non si sogna nemmeno di pretendere da Bruxelles, festeggiando il contentino appena ricevuto.
La Confindustria di un tempo avrebbe ruggito al Governo. Quella di oggi miagola mentre l’Italia frana. Come la sua classe dirigente.