Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è un personaggio buffo. Dopo essere stato al governo del paradiso fiscale Lussemburgo, una volta approdato a Bruxelles è arrivato a darci lezione di sobrietà fiscale. Spiritoso, soprattutto quando ha il fiasco in mano, ieri ha superato se stesso lanciando un anatema alla perfida Albione. “Rimpiangerete l’Unione europea”, è la premonizione del superburocrate, incurante di aver già fatto ridere il mondo quando diede il suo nome al piano che doveva far decollare l’economia del continente. Passò poco tempo e si scoprì che i miliardi di euro messi sul piatto dalla Commissione per farci uscire dalle secche della recessione erano invece poche decine. Se c’è qualcosa da rimpiangere è perciò la fiducia data a un’istituzione che ha tradito molte promesse. Londra, avendo conservato prudentemente la sua sterlina ha potuto tagliare la cima e prendere il largo. Serissimi economisti ci dicono che questo le costerà caro ma ad oggi la moneta ha retto, la Borsa pure, e la disoccupazione che soffriamo anche grazie al governo di Juncker non se la sognano nemmeno nell’incubo peggiore.
L'Editoriale