Finalmente una buona notizia. E di questi tempi non è poco. Nei musei italiani tornano le file. Il bello, la storia e la genialità riconquistano la scena, ricordando a noi e al mondo che non c’è giacimento più prezioso della nostra cultura. Siti strepitosi e meraviglie sparse ovunque da soli però non bastano. E se del passo avanti va dato merito allo Stato, bisogna pretendere che questa spinta non si fermi. Con le risorse disponibili – tutt’altro che illimitate – il ministero dei beni culturali ha fatto un gran lavoro. Aperture straordinarie, mostre di grande impatto, persino la scelta di direttori presi in giro per il mondo hanno finito per rianimare un settore agonizzante. Ma fermarsi a questo sarebbe imperdonabile. Ogni euro investito in cultura ha infatti un ritorno esponenziale. Come trovare allora le risorse e fare di più? L’unica ricetta possibile passa da uno sviluppo delle partnership tra pubblico e privato. Solo così, e stimolando i nuovi mecenati, le risorse non saranno più il primo problema. A patto di abbattere quei vincoli ideologici che pur di relegare la cultura in cattedrali solo pubbliche hanno finito per fare diventare queste chiese vuote e cadenti.
L'Editoriale