Tempo permettendo, oggi riaprono i primi lidi balneari, inaugurando una stagione estiva molto attesa dopo due anni di limitazioni per la pandemia. Non c’è stato da aspettare, invece, per la litania di ristoratori e gestori delle spiagge che sostengono di non trovare lavoratori stagionali e perciò dilagano su tutte le tv accusando il Reddito di cittadinanza di aver trasformato i giovani in fannulloni.
Inutile controbattere che gran parte delle offerte di lavoro sono in realtà pretese di schiavitù, con compensi da fame e orari illimitati, oppure far notare che i tromboni in guerra da sempre contro il rafforzamento dei Centri per l’impiego e i navigator sono gli stessi che ora protestano perché domanda e offerta di lavoro non si incrociano.
Ma se è anche vero che in alcuni settori i giovani – e i meno giovani – non hanno più la stessa disponibilità di una volta a sgobbare, altrettanto certo è che il lavoro regolare è un miraggio, soprattutto tra gli stagionali.
L’indagine della Guardia di Finanza
A ricordarcelo, brutalmente, è un’indagine della Guardia di Finanza su appena sei strutture turistiche emiliane, dove sono saltati fuori quattrocento dipendenti (400!) con contratti non a norma.
Una goccia nel mare, perché i controlli sono rari, e chi non può perdere quel poco che c’è da guadagnare non denuncia. Persone che non hanno scelta perché per mille motivi non percepiscono il Reddito di cittadinanza o altri aiuti.
Dunque prima di cascare nella retorica dei Briatore, dei Vissani e compagnia cantante, faremmo bene a conoscere meglio i fatti e rispettare i lavoratori che non si fanno sfruttare piuttosto che i loro sfruttatori.