L'Editoriale

La certezza di finire biodegradati

Non si capisce proprio a cosa punti il M5S nel fare da compare a Draghi, se non di assicurarsi di essere biodegradato alle prossime elezioni.

Si dice che è la prima impressione quella che conta, ma Draghi deve essersi fatta ormai un’idea granitica di Conte, identica a quella di Grillo quando definiva l’ex premier uno specialista dei penultimatum.

Così ieri il Presidente del Consiglio ha ricevuto il leader 5 Stelle, reduce da un consiglio nazionale che respingeva l’ipotesi di andare all’opposizione, l’ha ascoltato e preso nota di tutte le richieste, a partire dall’andare avanti con Reddito di cittadinanza e Superbonus 110%. Quindi si è passati ai saluti e tutto è rimasto come prima. Anzi, peggio, perché oggi si voterà la fiducia al Decreto aiuti che mina entrambe le trincee invalicabili poste da Conte.

Ora è evidente senza ombra di dubbio per chiunque sia equilibrato nel giudizio che Conte è una bravissima persona, dotato di una visione non comune e di un senso altissimo della responsabilità politica, ma tutto questo gridare senza mai mordere gli toglie credibilità, al punto che ieri persino Di Battista ha ironizzato sui 5 Stelle che “pure oggi escono dal governo domani”.

Buttata alle ortiche l’ultima possibilità concreta di far cadere l’Esecutivo – a meno di sorprese dell’ultimo minuto – c’è da chiedersi se può venire ancora qualcosa di buono in questa legislatura, al di là del tirare a campare tra guerra, crisi energetica e avvisaglie di recessione. Così, a naso, la sensazione è di no. E per questo non si capisce proprio a cosa punti il Movimento nel fare da compare a Draghi, se non di assicurarsi di essere biodegradato alle prossime elezioni.