L'Editoriale

La lezione di Bari

Continua il linciaggio a reti unificate di Giuseppe Conte, colpevole di essersi sottratto alle primarie col Pd a Bari.

La lezione di Bari

Con la faccia di bronzo di quasi tutti gli opinionisti politici in tv, continua il linciaggio a reti unificate di Giuseppe Conte, colpevole di essersi sottratto alle primarie col Pd a Bari, e quindi di aver tradito il progetto del campo largo per battere le destre. A nulla sono servite una prima inchiesta sulla giunta Decaro e la seconda per voto di scambio su un’assessora del presidente della Regione, Emiliano.

Dunque, a niente servirà anche l’ultimo scandalo nella sinistra pugliese, con l’arresto dei fratelli Pisicchio, accusati di corruzione. Uno dei due, Alfonso, era stato anche lui assessore di Emiliano, e proprio ieri si era dimesso dal vertice di una società pubblica dov’era parcheggiato, annusando la richiesta delle misure cautelari. Il verminaio in cui si è alimentato per trent’anni il potere dem in Puglia è perciò allo scoperto. E a questo punto un minimo di onestà intellettuale dovrebbe indurre anche i più arditi difensori di chi ha retto le fila di quel sistema a cambiare musica.

Invece di massacrare Conte per essersi sottratto a un tale schifo, sarebbe ora di un bel vaffa… a chi ha retto il malaffare, e riconoscere che non sono stati i 5 Stelle a tradire un’alleanza ancora da costruire, ma è il Pd ad avere ampiamente tradito il suo impegno sulla legalità.

Un gioco a cui si è prestata la segretaria Schlein, sicuramente senza altre colpe, e a cui si può rimediare solo azzerando quel sistema di potere. Così potrà nascere un’alternativa seria alle destre. Diversamente la prospettiva è di sostituire il caravanserraglio della Meloni con uno uguale. E i 5S sono l’unico rischio che questo teatrino abbia fine.