Vittimismo e complottismo d’ordinanza. Bavaglio ai giornali sulle ordinanze di custodia cautelare confermato (“iniziativa di equilibrio”). A parte il pistolero di FdI scaricato (e ci mancherebbe altro!), l’unica vera notizia della noiosissima conferenza stampa (di ex fine anno) è che la Presidente del Consiglio Meloni ha sottolineato ancora una volta di non essere ricattabile.
Sottintendendo, neppure troppo velatamente, che qualcuno abbia provato a farlo: “Io penso che qualcuno in questa nazione abbia pensato di poter dare le carte. In alcuni casi penso che in uno Stato normale non debbano esserci questi condizionamenti. L’ho visto accadere. Non mi chieda di essere più precisa di questo. L’ho visto accadere”.
Ora, a parte la loro rilevanza politica, queste parole potrebbero costituire una notizia di reato. Come prevede l’articolo 338 del codice penale che punisce con la reclusione da uno a sette anni “chiunque usa violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità costituita in collegio o ai suoi singoli componenti, per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l’attività”.
Meloni sostiene di averlo visto accadere ai suoi danni. Eppure ha preferito lasciar correre. Fosse una privata cittadina si potrebbe anche capire. Ma per una Presidente del Consiglio, che del non essere ricattabile ha fatto il suo vanto, non è certo il migliore degli esempi.