L'Editoriale

La Merkel ci diffida sull’erede

La Merkel ci diffida sull'erede. Pe l'ex cancelliera saranno tempi duri per l'Italia con l'avvento del rude Olaf Scholz

La Merkel ci diffida sull’erede

I giornaloni instancabili nel raccontarci quant’è bravo e quant’è ascoltato Mario Draghi in Europa è bene che si diano una regolata: se continuano così, cominceranno col beccarsi le diffide dalla Merkel a spacciarlo ancora per suo erede, mentre le cronache dei summit internazionali dovranno essere spostate nella sezione della fantascienza o del buon umore. Certo, il nostro premier ha contato poco nella vicenda tra Russia e Ucraina, eccezion fatta per la regolare spedizione delle armi imposta dagli americani.

Con l’unico viaggio che ha fatto a Kiev, insieme a Scholz e Macron, ha rimediato il taglio istantaneo del gas di Mosca. Sull’economia, però, quella è roba sua, e infatti si è insediato a Palazzo Chigi con lo spread a meno di cento punti lasciato da quel dilettante di Conte e adesso lo stesso differenziale è salito a duecento punti. Vabbè, c’è la guerra, perdoniamolo. Ma nell’ultimo Consiglio Ue ha raggiunto l’apice. Preso atto che non se lo fila nessuno nella giusta pretesa di fissare un tetto al prezzo del gas, ha ridimensionato le sue aspirazioni chiedendo un vertice su Skype in cui riparlarne.

Risultato? Nemmeno su questo l’hanno accontentato, e così Mario nostro ieri è tornato da Bruxelles con risultati pari a zero patata. Uguale uguale, insomma, a chi riuscì a convincere i più riottosi falchi del rigore nella spesa pubblica a costituire il Recovery Fund e darci oltre 200 miliardi, di cui un terzo a fondo perduto. Ma mica tutti sono “il Migliore”, anche se vanno per suonare e tornano suonati, con appena un pugno di mosche in mano.