Al Quirinale le consultazioni con i riti bizantini di una politica fuori dal tempo; attorno al Colle i partiti che sembrano su Scherzi a Parte. Come se non fosse un’impresa già complicata, i leader ce la stanno mettendo tutta per rendere il compito del Capo dello Stato ancora più difficile. L’accordo raggiunto per le presidenze delle Camere era prevedibile che non si potesse replicare facilmente a Palazzo Chigi. Ieri però i Cinque Stelle hanno aperto a tutt’altro schema di gioco – con una maggioranza insieme a Lega e Pd ma senza Forza Italia – proponendo uno scenario pure suggestivo ma assolutamente diverso da quello su cui gli elettori si sono pronunciati. Siamo di fronte, insomma, a quella che sembra una provocazione, peraltro incoerente col modello seguito per l’elezione al Senato di Maria Elisabetta Alberti Casellati, cioè la quinta essenza di quel berlusconismo che a distanza di una sola settimana è relegato al ruolo di unico interlocutore indigeribile per Di Maio e compagni. Se al Movimento di Grillo va riconosciuto il merito di aver sparigliato la politica italiana, adesso ci si attende una prova di maturità che non ne dilapidi la credibilità acquisita con percorsi sbilenchi come il cammino di un ubriaco. L’offerta grillina è chiaro che punta a dare una spallata al controllo renziano del Pd, spingendo al regicidio i dem che non vogliono più stare sull’Aventino, ma il messaggio è indigeribile per gli elettori e promette tutto tranne che un Governo minimamente capace di far ripartire sul serio il Paese.
L'Editoriale