L'Editoriale

La natura profonda dei 5 Stelle

Ci voleva un’autentica porcheria per riportare i 5 Stelle a manifestare in piazza, il prossimo 15 febbraio davanti al Senato. Nonostante i rappresentanti della volontà popolare abbiano detto a grande maggioranza stop ai vitalizi, il sistema se ne sbatte e si appresta a reintrodurre il privilegio perduto. Così torna a galla la natura profonda del Movimento, nato attorno a un’idea di equità sociale e di argine all’ingordigia dei partiti, indipendentemente dal loro essere di Destra o di Sinistra. Proprio adesso, però, questa natura profonda è messa in discussione per adeguarsi al bipolarismo che avanza.

Non schierarsi né di qua né di là già alle prossime elezioni regionali – è la tesi – finisce per disperdere l’elettorato grillino, e allora meglio fare una scelta di campo piuttosto che una figura da coglioni, per dirla come fa Travaglio. Ora questo giornale non ha l’ambizione di spingere i 5 Stelle o chicchessia in una direzione o nell’altra, rispettando una decisione che spetta solo agli attivisti nei prossimi Stati generali. Ma nell’idea di far confluire i 5S nel cosiddetto campo largo progressista, insieme a compagni di viaggio che vanno dal Pd alle sardine, c’è un aspetto che non convince fino in fondo. Sì, d’accordo, si vinceranno un po’ di elezioni, magari si conquisterà pure la presidenza di una Regione, ma la natura del Movimento non è questa.

Già governare all’interno di un accordo politico, per quanto inevitabile, ha fatto perdere consensi a rotta di collo prima con la Lega e ora col Pd, ma stringere di più queste intese quant’è coerente con lo spirito dei militanti, dei meetup, dello stesso primo Vaffa di Grillo? Il M5S è già parte determinante di un’area riformista in cui convergono da Zingaretti a Leu, e che oggi con la premiership di Giuseppe Conte è l’unico fronte antagonista al disegno sovranista di Salvini. Un’esperienza che va rafforzata col buon governo, evitando la tentazione di rinviare i problemi o peggio di tornare indietro sulle buone cose fatte, a partire dalla riforma della prescrizione. Obiettivi che si possono raggiungere senza cambiare Dna, e anzi rivendicando la propria lontananza da quel sistema di potere che continua a difendere dai vitalizi alle concessioni autostradali.